30 ottobre 2011

Volvo Ocean Race: il terzo giorno.

un badge da conservare!
Le regate preliminari sono terminate oggi e potrei addentrarmi in considerazioni di natura sportiva, ma questo è il diario di un cameraman e lascio volentieri il compito ai giornalisti specializzati. Se fossimo nel menù di un dvd, queste pagine sarebbero gli extra ed è così che mi piace scriverle, fresche e senza troppe revisioni. Alicante è cambiata molto, e in meglio. Quando fu tappa di un viaggio in moto, qualche anno fa, mi rimase impressa per la cementificazione della sua costa. Ora invece noto l'ordine, il rinnovamento, la vivacità di una città con qualche ambizione in più. La giusta cornice per l'inizio di un'avventura che durerà mesi: la Volvo Ocean Race. E oggi portiamo a casa il footage necessario per completare la prima delle due puntate di "Diari di Bordo" dedicate ad Alicante. Menù della giornata: "cartoline" del centro storico, immagini della nostra Volvo, e interviste a mostri sacri della vela come il plurimedagliato neozelandese Grant Dalton. 
il porto di Alicante con le VOR 70 schierate sulla destra
Ma soprattutto riscopro il mio balbettante spagnolo, e nel mio vocabolario di base non possono mancare parole chiave come "bocadillo" (panino), "queso a la plancha" (formaggio alla piastra), e "Hasta Luego" (arrivederci, da usare solo se la cucina è meritevole). Ora scusatemi, devo ricaricare le batterie, mie e della fedele Panasonic Ag-Af101 che si sta comportando bene. Hasta manana a tutti.
PD
Grant Dalton (a destra) poco prima dell'intervista

28 ottobre 2011

Volvo Ocean Race, il racconto a puntate.

incontri minacciosi sulla rotta per Alicante
Tornare in Spagna è sempre piacevole, ma reimmergersi nell'atmosfera particolare dell'evento velico mondiale, esattamente come avvenne ormai più di quattro anni fa con la 32nd America's Cup a Valencia è un'emozione difficilmente descrivibile. A differenza della precedente esperienza, l'evento non durerà mesi ma pochi giorni. In pratica, il conto alla rovescia è già iniziato. Non starò qui a descrivere cosa sia la Volvo Ocean Race nei dettagli, sarà sufficiente dire che è una regata attorno al mondo con tappe di durata variabile che possono arrivare a durare diverse settimane. Questo significa che per settimane, e non per ore, gli equipaggi dovranno affrontare insidie fisiche, psicologiche, tecniche e metereologiche, rischiando letteralmente la pellaccia in caso di concomitanza di eventi sfortunati. Non è una regata per tutti, questo è chiaro.Il mio compito in tutto ciò? Documentarla al meglio per conto della trasmissione "Diario di Bordo" in onda su Sky Sport. La mia compagna? La Panasonic Ag-Af101 accessoriata di tutto punto, il mio inseparabile Sachtler DVII, tre diverse tipologie di microfoni, una gopro hero e la consueta voglia di portare a casa belle immagini che possano diventare emozioni per gli spettatori del piccolo schermo.
movida nel Race Village di Alicante
Si parte a Fiumicino alle 10:20 di stamattina, per arrivare con un pò di ritardo intorno alle 12:00 a Valencia. Rivedere la città delle arti e delle scienze dall'alto è stato un tuffo nei ricordi di quattro anni fa. Poi il trasferimento ad Alicante, città che ospita la partenza di questa edizione della Volvo Ocean Race 2011. Arrivati nell'area portuale, un'addetta stampa italiana ci conduce nell'accreditation room, dove ritiriamo i nostri badge, e finalmente si inizia a lavorare: interviste, colore, e un pò di ambientazione che non guasta mai. Il villaggio della regata appare colorato, chiassoso e molto movimentato, adorno come al solito di negozi ufficiali, megastand dei vari team, piccole e grandi attrazioni, dal simulatore di regata al grinder challenge, passando per troupe di vari paesi e per il filmato 3D ufficiale. Bhe, ce n'è per tutti i gusti. Ma quello che colpisce è l'aria di attesa che trasudano le barche dei team in gara, ormeggiate silenziosamente le une accanto alle altre, buie e deserte. I velisti si stanno concendendo le ultime giornate di relativo riposo, ed è palese a tutti che tra poco per loro inizierà un distacco dalla terraferma che durerà mesi. Ovviamente ci saranno delle tappe, dei porti in giro per il mondo dove sosteranno qualche giorno prima di ripartire. Manrecuperare forza fisica serve a poco se il tuo problema è legato alla sopportazione di condizioni durissime e selettive, o a pressioni psicologiche dovute all'estrema combattività degli altri equipaggi. Questo, insomma, non è altro che un prologo. E spero di avere tempo per raccontarvi tutto. Dal vostro inviato ad Alicante, Spagna, per il momento è tutto.
P.D.

23 ottobre 2011

Panasonic Ag-Af101: la prova del nove.

Panasonic ci ha abituati nel corso degli ultimi dieci anni a diverse rivoluzioni in ambito di ripresa video. In principio fu la DVX100, piccola minidv con ambizioni cinematografiche non indegne di nota. Poi la "rivoluzione" basata sulle schede P2. E in tempi molto più recenti ecco sbucare lei, logica risposta all'insegnamento delle HDSLR, la Panasonic Ag-Af101 di cui già si era parlato in queste pagine. Ma un road-show non equivale ad usarla nella pratica di situazioni reali, ed è per questo che, in pieno svolgimento di produzioni per Sky-Sport ("Share your dream", "Diari di bordo-Volvo Ocean Race" e "Nissan-The Quest"), torno volentieri sull'argomento. Entrata a pieno diritto tra le camere che uso ormai regolarmente, la piccola 101 non tradisce le grandi aspettative che aveva saputo suscitare durante le varie presentazioni, offrendo la possibilità di portare a casa immagini nitide, dettagliate, dall'ampia gamma dinamica e dal giusto compromesso tra usabilità e riduzione "cinematografica" della profondità di campo. Fin qui tutto bene, ed è esattamente ciò a cui ci ha abituati la casa nipponica. Però qualcosa non torna, e si manifestano con l'uso alcune discrepanze e limiti dovuti sia all'impostazione ergonomica-operativa, sia all'interazione con le ottiche. Se da un lato presenta tasti e selettori di tipica impostazione broadcast, dall'altro rende ardue alcune operazioni che in altre macchine sono effettuabili con disarmante immediatezza. Il menù, anche se completo, dovrebbe essere maggiormente razionalizzato. I tasti user sono pochi e le funzioni assegnabili non sono tra quelle che, a rigor di logica, possano giustificare l'esigenza di una rapida esecuzione (se non in alcuni casi). I due pulsanti di start-stop della registrazione inoltre sono mal disposti: uno in corrispondenza non del pollice ma dell'indice della mano destra, confuso con l'adiacente pulsante user assign, l'altro sul lato sinistro del manico. Scelte per me poco razionali e tutto sommato scomode, rispetto alle posizioni scelte da telecamere simili. E poi, cosa più grave di tutte, l'eliminazione della rotella con gli scene files. Perchè mai, mi chiedo io, se l'alternativa è perdere del tempo prezioso a smanettare con lo scomodo menù? Davvero inspiegabile. Concludiamo questa prima parte spendendo qualche parola per il focus assist, importante aiuto per "spaccare il capello" in tutte le situazioni e con tutte le ottiche. Panasonic sceglie la modalità "ad evidenziazione" (una linea di contorno rossa delimita le zone a fuoco): non era meglio fornire un vistoso ingrandimento della porzione centrale dell'immagine? Inoltre, se ce ne fosse bisogno, questa caratteristica rivela ed introduce l'ultima e forse più importante considerazione: la profondità di campo ridotta, che noi operatori di ripresa inseguiamo da sempre come fosse il Santo Graal, non è una condizione compresa nel prezzo di questa macchina che, lo ripetiamo, ha le ottiche intercambiabili.  Le ottiche tornano, come è giusto che sia, ad avere un ruolo decisivo nel risultato finale, e per fare proprio sul serio bisogna investire un discreto gruzzolo. Quello che le pubblicità non dicono, e scusate se per alcuni risulterà ovvio, è che usare la 101 con una sola ottica, magari uno zoom, è come andare in giro su una ferrari a pedali. Impietosamente buia l'ottica con cui sto inizialmente girando: una Lumix Vario HD 14-140 (28-280 in 35mm) che costringe ad usare tutti gli accorgimenti possibili per ottenere la massima riduzione della profondità di campo. Macchine più vecchie e meno costose, dotate di ottiche fisse e con triplette di sensori infinitamente più piccoli del Micro 4/3 della Panasonic riescono ad ottenere risultati sensibilmente migliori a parità di condizioni di luce. Ciò significa che chi pensava che la 101 avrebbe risolto da sola (o quasi) tutti i problemi, rimarrà parzialmente deluso, ma imparerà una preziosa lezione da "vecchi tempi": nemmeno la telecamera migliore può fare miracoli senza le ottiche giuste. Perciò si consideri anche questo fattore mentre si decide o meno l'acquisto o il noleggio. Forse è proprio questo il fattore più cinematografico di tutti! A questo punto, per rendere la prova su strada completa ed esaustiva, spero di poter presto sfruttare tutte le innegabili potenzialità della piccola Panasonic con l'aiuto magari delle belle Zeiss già viste un anno fa.
P.D. 

19 ottobre 2011

"La danza delle lettere", nuova mostra di GARAGE32


l'artista Maria Luisa Campana
Inaugurazione in vista per lo studio Garage32, che ha un'anima culturale sempre attenta e gli occhi bene aperti, anche grazie all'instancabile Anna Maria Pugliese, in questa occasione curatrice della mostra. Si tratta della personale di Maria Luisa Campana intitolata "La danza delle lettere", una originale trasposizione pittorica del mondo arabo, interpretato dall'artista in una veste davvero inedita, almeno ai nostri occhi.


"Questa derivazione inaspettata dell'alfabeto che diventa forma d’arte è la prosecuzione dello studio del linguaggio della lingua araba, uno studio maturato dall’incontro con alcuni ragazzi egiziani venuti in Italia in occasione di alcuni stage nel laboratorio di restauro della Biblioteca presso la quale lavoro. Dovevo comunicare con loro, ed è venuto spontaneo chiedermi: perché non provare a studiare la lingua araba? Volevo inoltre trasmettere quello che stavo e sto tuttora imparando, e questa mi è sembrata la forma migliore. Anche se sono solo l’inizio, visto che per diventare calligrafi bisogna studiare molto a lungo."

E cosa senti di aver già imparato dalla tua esperienza?

"Soprattutto che non bisogna porre limiti alla conoscenza."

Da cosa nasce il titolo della tua prima personale "La danza delle lettere"?
"Il titolo ha un duplice significato: da una parte c'è lo specifico dei caratteri arabi, dall'altro c'è un senso più ampio che vuole includere idealmente tutti gli alfabeti del mondo.  Per me questo significa non chiudersi. Le lettere sono un’espressione che indica il bisogno fondamentale dell’uomo di trasmettere il suo pensiero.
Ogni dipinto poi racchiude un preciso momento, reale o immaginato, ed è esattamente così se penso che in molti casi sono stati frutto di un sogno. C’è ovviamente anche una componente di studio e di ricerca, basata sull’analisi di antichi manoscritti."

Questa è la tua prima mostra...

"Si, ed è il coronamento di un sogno nel cassetto. E spero di realizzarne altri. In questo senso mi ritengo soddisfatta, visto che il direttore del centro culturale egiziano  esporrà alcune opere all’interno del prossimo Festival Orientale di Carrara." 

Tornando alle parole, pensi che ci sia una frase che possa diventare il simbolo della tua mostra?

"Si, c’è una frase araba in particolare che credo riassuma meglio di altre il significato centrale di questo mio lavoro: “L’amore fa comprendere tutte le lingue”. E d’altronde, l’amore è una delle più importanti forme di comunicazione."

una delle opere esposte

Bene, salutiamo la simpatica Maria Lusia e insieme a lei vi invitiamo questo 20 ottobre alle ore 19:00 nel nostro studio in via Alessandro Avoli 29 a Roma per l'inaugurazione che ospiterà anche un buffet e l'esibizione di una ballerina del ventre.

10 ottobre 2011

Dall'Hotel Cesari a Georgia O'Keeffe!

"D.H.Lawrence and New Mexico" di Georgia O'Keeffe
Sono le 6 e 20 di sabato 8 ottobre sto fotografando piazza di Pietra e il tempio di Adriano! "Così presto" direte? Eh già, per committenza dell'Hotel Cesari ho realizzato un'immagine della piazza con lo scorcio dell'hotel senza persone e auto, uno scatto in altri orari  impossibile. 
Così, più tardi , nell'attesa che prepa-rassero una camera da fotografare, e dopo diversi spuntini con- sumati nei bar limi- trofi sono approdato per puro caso davanti a palazzo Cipolla dove risiede la Fondazione Roma Museo.
Un grosso teschio animale è sospeso nell'aria in fondo si riconoscono dei monti rocciosi... questa è l'immagine che mi colpisce e che si trova all'ingresso del museo.
Il custode si avvicina e mi dice che oggi l'ingresso è gratuito consegnandomi gentilmente una brochure della mostra … l'artista ? Georgia O'Keeffe !
Mi sono detto uauh !!! Terminati gli scatti mi godo la mostra .
Così è stato.
Le sue tele rispetto a quelle di tipo astratto, mi hanno subito comunicato una relazione strettissima con la fotografia, i tagli di luce, alcune rappresentazioni di elementi naturali come fiori, rocce, paesaggi, ossa di animale evocano sensazioni come quelle provate nell'osservare la registrazione di un'immagine fotografica.
Ma si parla di pittura e quando scopro che suo marito è stato Alfred Stieglitz famoso fotografo e gallerista d'arte negli anni venti, tutto ritorna …
Continuando il percorso in una spettacolare scenografia che ricorda i paesaggi dipinti, New York , il Nuovo Messico, la sua abitazione ad Abiquiu e il suo studio continuo a rimanere affascinato dalle ossa di animali raffigurate , O'K. afferma«Le ossa appaiono come un taglio netto verso il centro di qualcosa che è ardentemente vivo nel deserto, malgrado la sua vastità e il suo vuoto, quel suo essere intangibile… il deserto che, con tutta la sua bellezza, non conosce clemenza».
Probabilmente O’K. è stata l’artista più fotografata d’America, un allestimento di fotografie di celebri fotografi americani la ritraggono ripercorrendo la sua lunghissima vita.
Noi di G32 vi suggeriamo di cliccare questo link dove è intervistata Barbara Buhler Lynes, massima esperta dell'artista e curatrice della mostra.


M.L.