30 novembre 2010

Monicelli, l'ultimo dei guasconi.

Monicelli l’ho incontrato due volte. La prima fu nel 2002, in occasione di un’intervista che concesse ad una mia collega di studi. Andammo a casa sua, nel Rione Monti, e mi stupii di come gli ambienti interni fossero colorati, giovanili. Gusto e semplicità. Nessuna ridondanza, nessuno sfoggio di premi e foto, come ne ho visti in altre occasioni. Una casa da giovane intellettuale di ottantasette anni. Esibì il suo garbato distacco ma rimase sempre cordiale con noi, emozionantissimi studenti di cinema. Talmente emozionati che io sbagliai la messa a fuoco persino nella foto ricordo che scattai. Lui, abituato alle interviste, rispose a tutte le domande, nessuna esclusa, anche se a giudicare dalla sua espressione alcune gli suonarono scontate.
Gli chiesi una dedica sulla monografia dedicata a lui della collana del Castoro, e lui me la fece senza battere ciglio. Mi sentii un sempliciotto.

Alcuni anni dopo ero diventato anche io un cittadino dell’Urbe, e il Rione Monti era uno dei miei quartieri preferiti. Una sera, mentre si avvicinava la mezzanotte, la mia compagna mi indicò stupita qualcuno dall’altra parte della strada. Era Monicelli. A passo sicuro si dirigeva verso il piccolo portone d’ingresso del palazzo dove abitava. Aveva un bastone, ma sembrava non averne davvero troppo bisogno. Si infilò dentro e sparì. Guardai l’ora, d’istinto: le ventitrè e cinquantacinque. Monicelli aveva compiuto da poco i 92 anni, e rincasava a mezzanotte, da solo. Pensai che sarebbe stato bello arrivare a quell’età così come lui ci era arrivato: leggero, lucido, coerente, e ancora al lavoro, di tanto in tanto.

Ieri mentre ricevevo notizie sulla sua morte, ho prima pensato che fosse un gesto coraggioso e spavaldo, poi che fosse una vigliaccata verso se stesso e tutti gli altri, poi non ho saputo proprio cosa pensare, e ho capito che non c’erano giudizi da dare, né poteva essere altrimenti. Stamattina i giornali non mi aiutavano a capire granchè: ho trovato le solite prevedibili parole: sgomento, grande regista, lucidità, dolore, cordoglio, mezz’asta. E allora cosa avrà significato tutto questo? Non so se qualcuno davvero possa affermare di saperlo. E forse non lo sapeva nemmeno lui. Ma è morto per una sua decisione, è morto volando, è morto nella piena facoltà di fare e dire ciò che voleva.
E forse, al pensiero di tutto ciò che sarebbe necessariamente seguito, ovvero il carosello di lutti, di politici e politicanti pronti a dare la loro superflua e presuntuosa interpretazione, di vie, piazze e rassegne da dedicare improvvisamente a lui (o alla sua morte?), di paroloni, di titoli di giornali, di fiori e di domande irrisolte, forse, al pensiero di tutto ciò, mentre si dichiarava pronto a passare oltre, Mario Monicelli aspirava l’aria romana per l’ultima volta e si scopriva a sorridere.
E che c'è di meglio di andarsene così? Fregandosene (forse!) di tutto e tutti? Solo una persona che ha vissuto e pensato quanto lui può seriamente pensare ad un finale come questo. Lui poteva.
"Perchè io sò io -  avrebbe detto il 'suo' Marchese del Grillo - e voi...non siete un cazzo".

P.D.

24 novembre 2010

Online il video della mostra di Paolo Lazzarini


Con grande piacere postiamo uno dei primi lavori siglati Garage32, realizzato in occasione dell'inaugurazione della mostra di Paolo Lazzarini presso la galleria C.A.O.S. di via della Conciliazione a Roma. Buona visione e...teneteci d'occhio.

23 novembre 2010

Panasonic AG-AF101, ovvero la risposta alle video-reflex

la nuova Panasonic AG-AF101
I ringraziamenti, di norma, si fanno alla fine, ma per una volta li facciamo subito, perché senza lo tsunami causato dalla diffusione della Canon EOS 5D MKII, oggi forse la presentazione a cui abbiamo assistito non avrebbe avuto luogo. Parliamo della tappa romana del Panasonic road-show, giunto oggi nella capitale presso le Officine Fotografiche con lo scopo di renderci tutti consapevoli che il cinema indipendente (e non solo) ha un’arma in più. E che arma. La Panasonic AG-AF101 infatti mostra caratteristiche di assoluto rilievo nel panorama delle produzioni low budget. Passiamo ai fatti e esaminiamo le sue eccellenze: ottiche intercambiabili, sensore MOS micro 4/3, parco connessioni di tutto rispetto, registrazione su schede (non più le costosissime P2 ma le più abbordabili SD e derivate), e un costo molto contenuto, inferiore ai cinquemila euro (iva esclusa e senza ottiche). Il corpo macchina si presenta tozzo e robusto, e subito notiamo l’ovvia assenza del bilanciere dello zoom. Già, perché, se non fosse ancora chiaro, stiamo parlando di una macchina destinata a montare ottiche di tutti i tipi, nude e crude o tramite adattatore, non ultime le bellissime Zeiss presenti in questa occasione. Da dimenticare quindi le applicazioni “punta e spara”: la AG-AF101 si muove più agilmente sul set che per strada, e sicuramente per essere spinta a dovere necessita di un fuochista al suo fianco, come da tradizione cinematografica. Vediamo ora cosa si nasconde dentro questa camera. Il sensore, già citato, ha modo di lavorare con grande efficacia perché grazie al tiraggio ridottissimo (19,3 mm), il fattore di moltiplicazione focale (a seconda dell’ottica, va da 1,6x a 2x) può risultare molto ridotto rispetto a macchine simile ma con sensori più piccoli o più incassati nel corpo macchina.
Continuiamo. Le dimensioni generose, ma non enormi, del mos micro 4:3 permettono un compromesso più “umano” della gestione del dettaglio, rispetto al mostruoso full frame della già citata 5D. Tradotto in soldoni, meno spreco in termini di risoluzione e numero di pixel, ma anche meno moirè e meno aliasing grazie ad un filtro che ottimizza proprio la gestione del dettaglio. Ridottissimo anche il famigerato effetto rolling shutter, per la gioia di chi vuole muovere la camera lungo tutti gli assi e a tutte le velocità.
ottiche cinematografiche Zeiss
Ancora: funzioni di over-cranking (fino a 60fps nella modalità 24p), doppio slot per le schede di memoria, codec AVCHD intorno ai 24 bps, prerecording con buffer di 3 secondi (per non perdere mai l’attimo) e tutto ciò che può fare la felicità del filmaker evoluto, così come del direttore della fotografia o dell’operatore di ripresa esperto: non ultima la possibilità di customizzare il corpo macchina smontando la maniglia superiore o la cinghietta laterale per le riprese a mano. Anche i fuochisti saranno facilitati: un apposito perno, perfettamente allineato con il piano focale del sensore, permetterà loro di agganciarvi un metro avvolgibile ed eseguire precise misurazioni di distanze. Un piccolo particolare che non costa nulla, ma che denota ancora una volta la vocazione cinematografica della Panasonic. Anche sul fronte display riscontriamo dei buoni passi avanti: l’lcd e il viewfinder risultano nitidi e precisi, a differenza di modelli precedenti che risentivano di questa assenza. Ma non finisce qui. Chi volesse privilegiare un flusso video di maggior qualità potrà sfruttare le uscite in alta definizione per registrare su hard disk esterno un segnale meno compresso del perfettibile avchd, e dare così in pasto al suo final cut (scusate, siamo di parte) un bel pro res, tanto per fare un esempio.  
Quello che ora ci chiediamo, dopo aver visto la AG-AF101, è se ha ancora senso parlare di videocamere “tuttofare”. Siamo ormai nell’era in cui ogni campo necessita di hardware e software specifici e destinati solo ad usi bel delineati? Noi speriamo di no, e pur con ovvie limitazioni pensiamo che la versatilità non è una virtù superflua. Senza nulla togliere alla Panasonic AG-AF101, la Canon XF305 sembra aver metabolizzato questo concetto in maniera più radicata, ma ahimè la prova del nove sarà il poterle provarle nelle medesime situazioni contemporaneamente. Nel frattempo rimaniamo di vedetta, perché all’orizzonte già si scorge un’altra possibile tempesta tecnologica: la nuova, piccola Cinealta di casa Sony, la PMW-F3K, che, seppure in una fascia di prezzo superiore  (quindicimila euro: tanto dicono le voci di corridoio), ambisce a pieno titolo a nuova regina delle produzioni cinematografiche digitali. Come? Con un sensore exmor Super35. Se son rose…lo scoprirete nella prossima recensione, non appena mamma Sony darà libera uscita alla sua ultima nata.  Ad majora!


20 novembre 2010

Novità in casa Sony & Panasonic

Continua il nostro viaggio alla scoperta delle ultime, succulente novità in tema di videocamere di ultimissima generazione. 
Dopo la prova della riuscita Canon XF 300 (e della sua gemella XF 305) il nostro interesse si focalizza ora su due modelli molto diversi tra loro: l'attesissima Panasonic AG AF101 e l'ultima nata in casa Sony: la PMW-F3K, di cui la nostra amata rivista TUTTODIGITALE  fornisce dati e immagine mostrati in questo post.
Se la prima, forte del sensore fotografico mos micro 4:3 e delle ottiche intercambiabili, punta ad imporsi laddove le HDSLR finora hanno fatto (quasi) il bello e il cattivo tempo, la nuova piccola cinealta Sony desta un grande interesse soprattutto tra chi fa cinema indipendente, visto che oltre alle ottiche intercambiabili (un 35, un 50 e un 85 sono già in dotazione, anche se si può acquistare il solo corpo macchina) monta un sensore di dimensioni equivalenti al super35. Resta da vedere se un bitrate non proprio altissimo (almeno se paragonato a quello della Canon già testata) possa comunque interagire al meglio con il codec 'MPEG-2 Long GOP adottato dalla Sony. Noi, da utenti Sony, lo speriamo. Ci piacerebbe vedere la casa nipponica tornare a primeggiare dopo qualche anno di confusione e rivoluzioni varie, ma ciò che conta per noi è cosa nota: performance dell'ottica, del sensore, solidità, feeling cinematografico e qualità dell'immagine "overall". Se sarà la Panasonic ad offrire tali requisiti lo scopriremo presto: il 23 novembre andremo a testarla presso Officine Fotografiche, in via Libetta a Roma,  nell'incontro-presentazione dedicato alla nuova AG-AF101. Per riuscire a vedere la Sony, invece, bisognerà attendere ancora un pò. 

18 novembre 2010

Canon XF305

Era da un bel pezzo che aspettavamo di provare la prima videocamera Canon tapeless: oggi ci siamo finalmente tolti questa lecita curiosità grazie ad una giornata di prova presso il dealer romano Sabatini di viale Germanico. Che Canon abbia saputo in poco tempo rivoluzionare la vita di tanti film-makers era cosa nota, ma la pur ottima hdslr EOS 5D mkII era e resta a nostro modesto avviso un meraviglioso compromesso, purtroppo non adatto a tutte le situazioni. E cosa si chiede allora alla videocamera perfetta, ben sapendo che la perfezione non esiste?
Innanzitutto serve un'ottica luminosa e performante, un'elettronica in grado di garantire qualità d'immagine nella maggior parte delle condizioni luminose, una buona dotazione di connessioni in&out, facilità d'uso, ergonomia e infine un'accoppiata lcd e viewfinder luminosi e nitidi. La Canon XF305 risolve tutto questo con una videocamera dalla costruzione solida e dalla progettazione molto razionale, proprio quando altre case tentano soluzioni ibride non sempre del tutto riuscite (non chiedeteci di fare nomi!). Una videocamera pensata non per stupire platee nè per provocare mormorii negli stand delle fiere specializzate, ma piuttosto (e per fortuna) per accompagnare le esigenze dei cameraman e dei filmaker con precisione e sicurezza. Perciò Canon realizza una videocamera partendo da un'ottica fissa di assoluto pregio: spinta nello zoom (18x) ma luminosa nel diaframma (1.6-2,8f), capace di isolare dettagli quanto di produrre una profondità di campo ridotta e dal sapore cinematografico senza ricorrere ad adattatori di sorta. Una lente tuttofare con le ghiere giuste al posto giusto: zoom e fuoco hanno il fine corsa, e il diaframma è talmente fluido da non produrre quei fastidiosi "scatti" tra uno stop e l'altroManeggiandola si ha la sensazione di manovrare qualcosa di speciale, di fluido e qualitativamente impeccabile. I filtri ND sono  ben tre (1/8, 1/16 e 1/64). Qualche perplessità nel constatare che spostandoli da uno all'altro la dominante cromatica si spostava sul magenta: misteri dell'elettronica? Ci piacerebbe saperlo, così come vorremmo che questa nostra prova fosse stata esaustiva, ma solo l'uso quotidiano e la conoscenza approfondita del completissimo menù  può svelare nei dettagli le potenzialitàe il valore di questa camera. Non ci soffermiamo perciò sui dati che chiunque può trovare online, preferendo restituire le nostre sensazioni. E continuiamo con il display: sorvoliamo sulla incredibile qualità dello stesso (vista finora solo su camere di riferimento come le Sony EX-3 ed EX-1) giusta e utile l'idea di fornire un lcd che può essere spostato e visto sia a sinistra che a destra del corpo macchina: chi, come noi, si è visto spesso costretto da spazi angusti a cercare l'angolo di ripresa perfetto rasentando con la macchina spigoli o anfratti vari sa quanto questa trovata possa facilitare l'uso nelle condizioni in cui una progettazione lungimirante fa la differenza. Passiamo alle altre caratteristiche: la dotazione di pulsanti e funzioni è completa e non tralascia nulla, proprio come piace a noi. Settare fino allo stremo ogni minima funzione: è così che ci piace, e i menù Canon ci avevano abituati molto bene. La XF305 anche in questo caso non delude. Pulsanti e pulsantini customizzabili, ricca dotazione di connessioni, sensori cmos di progettazione canon, registrazione su doppio slot cf, ingressi xlr, un magnifier del fuoco incredibilmente preciso...cos'altro si vuole da una videocamera? Tra tanti esperimenti e giocattolini vari, finalmente una camera che giustifica in toto il suo prezzo. La recensione comparsa sullo scorso numero di Tuttodigitale è stata impeccabile e non possiamo che condividerla e consigliarne la lettura. Quello che però emerge dalla nostra prova (in attesa di rodarla sul campo) è che Canon abbia colto nel segno realizzando una camera che non bluffa, che fa il suo sporco lavoro e lo fa bene, che non stravolge le videocamere precedenti e che non fa un passo avanti e due indietro come altri blasonatissimi marchi.

17 novembre 2010

Blue Trouble al Crossroads!


Grazie alla nostra amica Tiziana de Carolis, direttrice artistica del  neonato tempio della musica live, il "Crossroads", domenica 14 novembre molte good vibrations riverberavano nel bel locale romano.
E dove poteva essere lo staff di Garage32 se non a bordo palco, pronto a catturare l'energia e il sound della tribute band  di Eric Clapton "Blue Trouble"? Le immagini parlano da sole!
Presto sarà online anche un'assaggio del video realizzato, dove vedremo anche l'
emozionante mini-jam dei Blue Trouble con il boss del Crossroads Massimo Aversano, in veste di bassista, per un grande classico: "Cocaine"!

I nostri complimenti alla band che ha saputo conquistare un pubblico caldo e numeroso, e un avviso a tutti i musicofili: tenete d'occhio il Crossroads...e i Blue Trouble! Stay tuned!

Flaiano: il meglio è passato

la locandina del film

"Flaiano: il meglio è passato". Questo il titolo del documentario sull'indimenticato scrittore e sceneggiatore, proiettato ieri sera al Nuovo Cinema Olimpia, nel cuore di Roma.

I due autori, Giancarlo Rolandi e Steve della Casa, hanno presentato brevemente il film, ringraziando i tanti collaboratori presenti in sala così come gli assenti, tra i quali, nella doppia veste di voce narrante e attore, Elio Germano, capace di incarnare a meraviglia alcuni testi di Flaiano dal sapore sanguigno e spiazzante… e citarli qui sarebbe un torto nei confronti della visione del film, che consigliamo a tutti.
Ma la sopresa forse più grande è stata quella di veder sbucare al fianco dei due registi anche due volti tanto noti quanto amati: Giuliano Montaldo e Sandra Milo, testimonianze preziose di un cinema e di un mondo difficilmente ripetibile, che hanno ricordato con un pizzico di nostalgia lo sceneggiatore, lo scrittore, e l'amico Flaiano.
i due autori con Sandra Milo e Giuliano Montaldo

Ma torniamo a “Flaiano: il meglio è passato”.
Spesso venati di agiografia, i documentari biografici rischiano di presentare un carosello fine a se stesso, e chi vuole saperne di più è costretto a ricorrere ai testi specifici.
In questo caso, all’ombra di un vero colosso come Flaiano, il rischio era elevato.
Ma partendo dal burrascoso e proficuo rapporto tra Flaiano e Fellini, e scansato intelligentemente un tentativo di esaustività, il film di Giancarlo Rolandi e Steve Della Casa è riuscito a restituire alla platea una immagine tridimensionale dell'autore pescarese molto precisa, in alcuni aspetti inedita,  e popolata di idee e visioni poco consone al documentario classico (e che, personalmente, ci sono piaciute molto).
Nessuno spazio alla pedanteria, agli insegnamenti involontari, ma piuttosto un uso sapiente dei mezzi toni, delle parole e degli scherzi così cari a Flaiano stesso. Che nessuno si prenda sul serio, insomma!

Il film ci è piaciuto molto e siamo stati contenti di poterlo gustare nella storica saletta romana in compagnia di un pubblico che in qualche momento non ha saputo trattenersi da un bell'applauso a scena aperta, cosa ormai più unica che rara. Ci piace immaginare che Flaiano , schermandosi, avrebbe sicuramente borbottato qualcosa di molto caustico e molto divertente.

12 novembre 2010

"Shining": la nuova personale di Paolo Lazzarini

L'artista Paolo Lazzarini
Aria di vernissage, ieri sera, in via della Conciliazione. La Galleria C.A.O.S. (Cultural Artists Open Space) ha presentato ad un nutrito pubblico di critici, artisti, o semplici appassionati, la nuova personale di Paolo Lazzarini, intitolata “Shining”. L’eclettico artista, classe ’54, ha esposto circa venti tele realizzate con tecniche miste ed acrilici: ottima l’accoglienza del pubblico, tra cui si segnalavano volti noti dell’arte e dello spettacolo. Un’occasione per Garage32 di documentare con foto e riprese un momento vivo ed emozionante, e di divulgare con gli strumenti della comunicazione visiva (e grazie al nostro blog, anche testuale) un lavoro e una ricerca che sono apparsi tanto intimi quanto suggestivi.

Edwige Fenech
Uscire dal buio – ha dichiarato Lazzarini – è un desiderio di libertà insito in ogni uomo, che viene espresso in modo consapevole quando è accompagnato dall’impegno di cambiare certe abitudini che impediscono di vedere quello che già di per se nasce…shining

Un raffinato rinfresco ha fatto da contorno a questo happening culturale, chiusosi in tarda serata, quasi che nessuno volesse abbandonare la scena prima degli altri. Che dire? Un successo!

07 novembre 2010

Session fotografica con il bassista MiroN







MiroN, al secolo Mario Polisena, ha caricato parte della sua splendida collezione di bassi e ci è venuto a trovare ieri nel primo pomeriggio per una session fotografica dedicata alla sua musica.
I lavori si sono protratti fino a sera, e il nostro fotografo Massimiliano Littera, armato della sua inseparabile fotocamera, nell'arco di poche ore ha saputo immortalare le diverse componenti musicali ed emotive di MiroN.
Dall'energia del rock più duro alle emozioni del dopo-concerto, fino all'amore per la musica in generale e per i suoi preziosi strumenti, i riflessi di una passione sono diventati tangibili negli scatti di Massimiliano.

"Sono rimasto piacevolmente colpito dallo studio e dall'atmosfera di Garage32- ha commentato a fine lavori MiroN - Oltre a professionisti ineccepibili ho trovato una cordialità che mi ha permesso di sentirmi subito a mio agio. Il tempo è trascorso veloce e gustoso durante tutta la sessione, non facendomi mai pesare le ore di lavoro"

Da appassionati quali siamo, anche per noi di Garage32 è stato un momento appagante, e come sempre c'è stato modo di sperimentare anche qualche scatto più visionario ed astratto giocato su riflessi, fumo e uso di oggetti diversi all'interno della composizione.


"Con Max bastava uno sgardo per capire cosa volessi fare e come poterlo fare, e credo che questa sia forse la dote più importante per un fotografo. La mia soddisfazione nel vedere i primi scatti è stata davvero grande, sono riuscito ad ottenere quello che volevo grazie ad una bellissima sintonia" ha concluso il nostro amico bassista, e queste parole sono la conferma che lo studio può accontentare le esigenze più diverse, che si suoni un basso o si diriga un'orchestra. Per cui, musicisti, rocker, anime inquiete e vagabonde, sappiate che il vostro talento qui è al sicuro. Ad majora!



06 novembre 2010

Lavori in corso!


Continuano i lavori a Garage32. Dopo la partecipazione alla Festa del Cinema di Roma, sia nella copertura video dei principali red carpet e degli eventi Lancia, che nei credits del documentario "E' mio il tuo ultimo respiro?" di Claudio Serughetti, si ritorna in studio con vecchi e nuovi progetti. Tra questi, la produzione insieme ai nostri partner Netlords e il Faro di Alessandria del nostro primo lungometraggio: "Come il vento fra le mura", opera prima di Paolo D'Amato.
"Dopo un'estate dedicata esclusivamente al nostro studio -ha commentato l'autore - sono felice di poter proseguire un cammino iniziato già da qualche anno, che ha comportato una lunga e proficua ricerca sul pioniere del cinema muto Ernesto Maria Pasquali, diverse riscritture e le primissime giornate di ripresa su Torino e Roma."
Riprese che presto diventeranno un breve assaggio del film.
"In realtà, le prime riprese non erano finalizzate alla realizzazione di un promo, ma visto il buon impatto del premontaggio su spettatori completamente all'oscuro della trama, io e la troupe ci siamo convinti che era una strada percorribile ed utile" commenta D'Amato.

La trama ruota attorno al personaggio di Andrea Martucci (interpretato da Gianluca Testa), laureando romano in storia del cinema che, imbattutosi tra i libri nella figura sfocata di Pasquali, decide di saperne di più ed inizia un viaggio alla ricerca di testimonianze, film, documenti e materiale inedito, fino alla tappa finale...che ovviamente non sveliamo! Tra visioni di rari film muti prodotti e diretti da Pasquali, lettere private, fotografie inedite, e tappe dedicate ai luoghi dove l'eccentrico personaggio visse e operò, Andrea Martucci rischierà di smarrirsi in una ricerca dall'esito incerto e misterioso.
"Andrea Martucci è, involontariamente, un inno vivente alla curiosità. In preda ad una fascinazione che nemmeno lui sa decifrare, metterà in gioco la tranquilla routine della sua vita di studente per affrontare un viaggio che metterà a nudo tanto lui quanto il soggetto delle sue ricerche, e il risultato sarà tutt'altro che scontato." racconta il regista.
Ad impreziosire il film, il fondamentale appoggio dato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino, miniera d'informazioni e materiale d'archivio, e, indirettamente, la città di Torino, che sarà co-protagonista in questa trama dai risvolti misteriosi e poetici. Stay tuned!

01 novembre 2010

Ci siamo anche noi!

E’ con grande piacere che scopriamo di non essere esclusivamente spettatori alla edizione 2010 della Festa del Cinema di Roma. Si, certo, c’è stata la fantastica occupazione del red carpet da noi ampiamente documentata grazie alla collaborazione con Centoautori. Ma una proiezione è un’emozione diversa. Stiamo parlando di “E’ mio il tuo ultimo respiro”, film documentario del regista e autore Claudio Serughetti, al quale il nostro responsabile video Paolo D’Amato ha preso parte, insieme ad altri, in qualità di operatore e direttore della fotografia. Un film importante il cui tema, purtroppo,  è ancora di grande attualità: la pena di morte e le ragioni di chi la vorrebbe archiviare per sempre come una pratica ormai estinta. Arricchito dalle testimonianze di Marco Bellocchio, Massimo Fini, Bernardo Bertolucci, Marco Pannella, Oliviero Toscani, Dario Fo e Peter Gabriel, solo per citare i nomi più importanti.
“C’è un’alternativa al dilemma di punire un omicidio commettendo un altro omicidio o di reprimere un crimine attraverso un altro crimine? E’ possibile sfuggire alla logica dell’ ‘occhio per occhio’? – si chiede il regista Claudio Serughetti - Non c’è giorno in cui la cronaca non ci ponga di fronte al dubbio su come riuscire a risolvere le nostre istintive e profonde pulsioni vendicative e al farsi “giustizia da sé”. E non passa giorno in cui sui giornali e in televisione si discuta la questione del punire i reati gravi con la pena di morte.” 
Per saperne di più, quindi, vi invitiamo alla proiezione ufficiale il giorno 3 novembre 2010, alle ore 12:00, presso il Teatro Studio all’Auditorium - Parco della Musica, viale de Coubertin, Roma. Ingresso libero. Vi aspettiamo!